24 lug 2016

La magia del terzo giorno

Quando si va in giro in barca, specie se e' per le due tre settimane di vacanza estiva, in genere si ha voglia di navigare quindi si inanellano tappe con soste diverse ogni giorno.
Quando si ha un po' piu' di tempo a disposizione e ci si puo' permettere di restare un po' piu' a lungo nei vari posti, opera la magia del terzo giorno.
Meno nei luoghi affollatissimi di barche e diportisti, ma a colpo sicuro nei posti dove la frequentazione e' meno elevata, o addirittura nulla in alcuni posti dove per esempio eravamo assolutamente soli.
Che succede, il primo giorno le persone del luogo vedono arrivare questi nuovi tipi, sanno che dopo un giorno vanno via quindi le reazioni sono in media abbastanza freddine, buongiorno buonasera buonanotte e finisce li'. In posti molto poveri come per esempio in Africa, appena si arriva ti "saltano" tutti addosso per cercare di carpire - approfittare al massimo di questo turista occidentale ai loro occhi ricchissimo, chi chiede la ricarica del portatile, chi offre questo, chi offre quello, eccetera, insomma tutto e' filtrato dall'ottica monetaria, siamo dei veicoli per commerciare, fornire denaro in cambio di "servizi" di vario tipo.
Se si resta un secondo giorno, arriva qualche ritardatario per cercare anche lui un po' di business, gli altri ti riconoscono e piu' o meno ti ignorano.
Il terzo giorno cambia tutto: gia' si desta piu' curiosita', chi sono questi tipi strani che restano qui tutto questo tempo, e se poi c'e' stato il filtro monetario esso scompare, nei primi due giorni quello che potevano scambiare/offrire/chiedere e' stato esaurito quindi la relazione diventa molto piu' genuina. 
Qui a Lisbona significa che quando vado a prendere un caffe' o mangiare qualcosa mi riconoscono subito, e scherza qui, battuta la', ti stringono la mano, ti dicono "guardi oggi provi questo piatto se non lo conosce"  (invariabilmente *non* la cosa piu' cara che abbiano, anzi). Quando eravamo in Africa, ancora piu' toccante: persone poverissime che ti invitano alla grigliata di pesce del paese e se porti qualcosa si offendono, mi ricordo una panetteria (oddio panetteria... Una capanna con un braciere) addirittura quando vedeva passare le bambine offriva loro due caramelle, eccetera. 
Ricordo ancora in Gambia da dove siamo partiti per la prima transat, nonostante la difficolta' per tutto (non c e' acqua, non c'e' quasi niente da mangiare, per fare qualsiasi cosa ci si mette due giorni, eccetera), quando siamo partiti con le persone che salutavano dal molo commerciale, cavolo una stretta in gola, vero mal d' Africa.

Magia, il terzo giorno comincia la magia


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