2 apr 2009

Onde contro corrente

Una delle cose più pericolose, forse la più pericolosa della navigazione in zone a forte corrente, succede quando un moto ondoso viene contrastato da una corrente opposta.

La Scripps Institution of Oceanography (se ricordo bene) ha effettuato una serie di studi per analizzare cosa succeda a seconda delle caratteristiche del moto ondoso e della corrente. Il risultato è un grafico come questo:

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Le due curve chiamate H (altezza) e L (lunghezza) mostrano come vengano modificate queste due caratteristiche di un'onda quando incontra una corrente a favore (a destra dell'asse verticale) oppure -più interessante- una corrente contraria.
In ascissa c'è il rapporto fra corrente e periodo dell'onda, in ordinata i due rapporti fra: altezza con corrente e senza corrente (Hc/Hs), lunghezza con corrente e lunghezza senza corrente (Lc/Ls).
"R" è la ripidità dell'onda, il rapporto fra altezza e lunghezza. In genere si considera che al di là di 1:7 l'onda frange.
Mettiamo di essere su un'onda ripida 1/10, 2m di altezza per 20 di lunghezza, e di avere all'improvviso una corrente contraria che ci porti nel grafico dove c'è la linea tratteggiata. Sulla linea L trovo la lunghezza Lc (punto A): il 70% di L. L'onda viene quindi accorciata dalla corrente, essendo ora lunga solo 14m.
Sulla linea H trovo l'altezza Hc: 1.4 volte Hs, quindi l'onda diventa alta 2.8m
La ripidità dell'onda risultante dovrebbe essere in teoria 1:5, in pratica l'onda avrà già franto.
Se non si sta attenti si rischiano proprio le sorprese, magari perché uno si dice "toh guarda che bello, mare maneggevole, magari una mano di terzaroli, la barca che va da sola ecc ecc" poi tutto d'un tratto ci si trova dentro alla lavatrice in centrifuga. Visto poi che le onde vanno in genere "per treni", gruppetto di onde più alte, poi mare un po' più piatto, poi altro gruppetto di onde alte, poi piatticcio... in pratica si riscontra che quando arriva il treno di onde più alte la barca ogni tanto si trova come su dei "buchi" nell'acqua, l'onda diventa cosi' ripida che per esempio bolinando (vento e mare contro, corrente a favore) mentre l'onda passata frange si ha proprio l'impressione di cascare dentro a un buco, con l'onda successiva ripida che poi viene subito addosso.
Senza considerare poi che spesso la profondità del mare magari è bassa quindi contribuisce a far frangere l'onda ancora prima.
Metti un'onda oceanica magari alta 4-5m ma lunga, quindi non frangente, che entra in una zona a corrente contraria e diventa alta magari 7m frangendo...
Viceversa con la corrente a favore va tutto più tranquillo: onde più lunghe, meno alte, meno ripide. E' un effetto buffo, perché navigando per esempio con un vento termico che aumenta durante il giorno, il mare aumenta aumenta anche lui, poi tutto d'un tratto c'è l'inversione di corrente e quindi col vento che magari cresce ancora ci si trova a navigare in un mare più piatto, come dietro a un ridosso che pero' non c'è .

Infine, peggio di tutti e molto frequente: si naviga con corrente a favore, quindi con un mare "lisciato", meno forte rispetto al mare di vento teorico, poi c'è l'inversione di corrente di marea e d'un botto ci si trova a navigare in sistemi d'onda più forti del mare di vento teorico (asse verticale centrale), ma *molto molto* più forti del mare "lisciato" dove ci si trovava magari due ore prima. Alcune volte siamo passato in forza, all'ora sbagliata, sempre con ventini e mari deboli, e cavolo non dico ho rimpianto ma proprio bisogna essere obbligati e soprattutto prendere un margine molto molto grande (nel senso che o il mare o la corrente deve essere molto molto bassa).

In mare aperto (basta pensare ai capi tipo Raz de Seine, Cap de la Hague, ecc. dove la corrente arriva a 5-6 fino anche a 10 nodi) prendere onde da vento con la corrente contraria puo' voler dire spaccare davvero tutto, barche in acciaio, plastica, titanio tutto uguale si spacca tutto comunque, basta vedere il numero di relitti che ci sono...

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