28 nov 2010

Da Dakar al fiume Saloum

Finalmente partenza da Dakar.
Notte a fare lo slalom fra le piroghe dei pescatori, nessuna luce di via, si direbbe che si divertano ad accendere delle specie di strobo led proprio quando sono dieci metri davanti alla prua. La nostra rotta sembra un gomitolo.
Stamattina arrivo all'entrata del Sine Saloum, il primo fiume navigabile sotto Dakar: barra sconclusionata, al CVD di Dakar dieci persone avevano dieci tracce diverse per passarla, siamo quindi andati di testa nostra e dopo un piccolo bump di benvenuto a mezzo nodo di velocità siamo passati.
All'ancora fra un baobab, un ibisco rosso e la riva piena di mangrovie, quelle dei granchi a una sola chela della Sissa. Fiume piatto.
Soli.
Spiaggette qua e là, le figlie dicono "no oggi no in spiaggia, facciamo un po' alla volta" e via a rovesciarsi secchi di acqua addosso in pozzetto.
Già perché in quel di Dakar non si poteva neanche toccarla, l'acqua dell'ancoraggio.
"La baia più inquinata del mondo", resti di influenze galliche, i francesi hanno sempre qualcosa di assolutamente "più" di tutti gli altri, perché no i senegalesi. Qualche baietta industriale cinese, o anche Guanabara mi sa che muoiono di invidia.
Barbecue, a dire il vero un gran caldo anche senza barbecue: 33 gradi e 35% di umidità, dopo aver lavato i piatti in trenta secondi erano asciutti e stirati.

Per foto e filmetti bisognerà aspettare, l'internet veloce è nell'altro continente.

Messaggio mandato con Winmor, se passa.

27 nov 2010

VID - Gomera - Dakar

26 nov 2010

FRA - Dakar

Nous sommes maintenant à Dakar depuis quelques jours. Notre arrivée a coïncidé avec « la  fête du mouton » La Tabaski, qui a suspendu toute activité dans la ville pendant 5 jours.

Durant tout ce temps nous sommes donc restés au Cercle de Voile de Dakar, tranquillement sans bouger à attendre que les jours passent puisque nous avions toujours le pavillon jaune. Ce pavillon « du nouvel arrivant » est en fait le pavillon de la lettre Q pour quarantaine qu'un bateau est obligé d'arborer jusqu'à ce qu'il ait régularisé sa situation avec les autorités du pays d'accueil. Cet usage vient de l'époque où les équipages de bateaux n'avaient pas le droit de descendre à terre avant 40 jours, laps de temps laissé à n'importe quelle maladie et/ou épidémie pour se déclarer. Les 40 jours passés, si tout le monde était encore vivant à bord, le pavillon jaune pouvait être retiré, la quarantaine était terminée et l'équipage pouvait enfin débarquer. Nous nous sommes amusés avec Roberto à imaginer passer 40 jours à attendre sans internet, sans livre, sans DVD, sans mots croisés enfin, sans rien avoir à faire pour aider à passer le temps. Pas mécontente de vivre au XXI ième siècle.

Le cercle de voile de Dakar accueille tous les plaisanciers de passage le temps qu'ils obtiennent leur « passavant » (permis de séjour pour le bateau et son équipage). Les bateaux sont au mouillage dans la baie et un passeur plusieurs fois par jour fait le tour pour porter les volontaires à terre. Là un unique robinet permet, quand les canalisations ne cassent pas, de « bidonner » c'est-à-dire de remplir des bidons pour porter l'eau à bord. Sinon, on peut trouver plus ou moins tout à Dakar, il faut juste du temps et de la patience. Quand on fait la réflexion à des personnes vivant ici depuis longtemps, ils nous répondent en souriant : « oui, vous êtes en Afrique ».


Aujourd'hui, nous sommes allés visiter l'île de Gorée, en face de Dakar. Cette île était une, parmi tant d'autres, étape des navires opérant le commerce d'esclaves africains. Les bâtiments prévus à cet effet appelés esclaveries ont été conservés et un petit musée rappelle les principaux acteurs et faits de ce triste commerce. Nous le visitons accompagnés d'autres touristes, d'origine africaine pour la plus part, et je confesse ressentir un certain malaise, comme si je portais de part la couleur de ma peau, ma part de responsabilité de ce moment de l'Histoire de l'humanité ou plutôt de déshumanité.
     

Passaggio, qualche costatazione

Fra La Gomera e Dakar sono circa 850 miglia, primo lungo passaggio familiare.


Ci abbiamo messo sei giorni e mezzo: a due giorni dall'arrivo ho cominciato a fare i conti sull'ora ipotetica di arrivo e quindi abbiamo rallentato, molto rallentato. L'alternativa era fra "continuiamo a questo ritmo indiavolato e arriviamo a metà pomeriggio a Dakar, pero' se si scende sotto i sette nodi di media si rischia di arrivare di notte", oppure "togliamo uno due nodi e arriviamo all'alba".
Scelta la seconda via senza patemi d'animo.

Le bambine: sorprendenti, Bora il terzo giorno ha chiesto "quanto manca?", le abbiamo risposto "ancora tre quattro giorni"... "Ah ok", ed è scesa giù a continuare a giocare.
Poi chiaramente è venuta su anche la sorella a fare la stessa identica domanda, stessa reazione.
Carina, Tea (3 anni) ha detto: Quando arriviamo dovremo fare un gran bel appaluso alla barca, sarà stata proprio brava.

Daph finalmente liberata dal giogo del mal di mare (si è messa due cerotti di scopoderm) è stata sempre bene, e sembrava rinata. Impossibile a credere qualche tempo fa, sembra che addirittura cominci a piacerle la navigazione a vela.

Come ci siamo organizzati con i turni: io cerco di mettermi giù in cuccetta dopo cena per una due ore, naturalmente non dormo ma almeno chiudo gli occhi e mi rilasso, poi vengo su verso le dieci undici e faccio la notte fino all'alba. Daphne ogni tanto si sveglia presto tipo le quattro quindi viene su e mi permette di assopirmi per un po'.
E' da qualche mese che sono mezzo insonne per cui dormo poche ore a notte, pero' durante la navigazione ho sentito le sirene: a partire dal terzo o quarto giorno, i vari rumori della barca, le onde che frangono poco lontano, il cigolio del timone a vento si trasformavano in concerti d'opera, grida d'aiuto, voci di altoparlanti della spiaggia. Anche rimettendosi in ascolto tre quattro volte non c'era dubbio, erano proprio suoni conosciuti e ben distinti.
Allucinazioni sonore, poi sono andato a vedere un paio di figaristi amici e dicono succeda esattamente cosi'.

La barca è andata benissimo. Una notte mi sono un po' divertito, c'era un bel vento e mi son lasciato prendere, gran planatoni (per modo di dire), cazza ricazza qui e lasca rilasca là, la barca come un gran derivone a tutta velocità, dritta come un fuso con gran sciaguattio di onde, io li' dietro a manovrare, cliclic cliclic di winch, Daphne il giorno dopo ha detto "il vento ha girato molto stanotte, no?"
Io ehm, si', girava di continuo -.;).
Quando torno mi voglio fare qualche regata, di quelle lunghe, notturne, di vari giorni, se qualcuno ha delle idee, sono le benvenute -.;)

Siamo partiti assieme ad un'altra barca, Ercolausa, un Oceanis 40: siamo partiti a motore e loro ci sono andati via, dopo il primo giorno di quasi tutto motore erano circa trenta miglia davanti a noi (grazie all'AIS per riuscire a tenere il contatto). Poi chiaro ci siamo persi di contatto radio.
E' venuto su il vento.
Eh beh, nell'approccio finale a Dakar, chiamata DSC alla radio, ciao Roberto, aspetta faccio la posizione: et hop, eravamo quindici miglia davanti a loro, oh come avete fatto ?
Non dico ci avevo fatto il pensierino di arrivare prima di loro ma... si' si' l'avevo fatto ah ah ah. Bravo Branca, pur con mezzo dito di alghe in carena.

Consumo di acqua: poco più di cento litri, con doccia rapida ogni due giorni per moglie e figlie, e rasatura quotidiana per il sottoscritto (+ comunque un po' di lavaggio ah ah ah).
Notti fredde, avevo cerata e felpe polari e non era per nulla un lusso.

Se mi vengono in mente altre cose non manchero', o se avete domande di qualsiasi tipo...


25 nov 2010

Gomera - Dakar, foto

Il complemento di spese a La Gomera, prima di partire

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La scatola per i momenti difficili chiusa:

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e aperta (sotto ci sono i miei crackers e i semi di zucca)
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la frutta messa a maturare, ecco a cosa serve veramente il catafalco

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il tonnetto messo a seccare (dieci giorni dopo devo dire che non è per nulla male)

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Tea che dorme

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24 nov 2010

Dakar, qualche foto

Arrivo, cortesia anche se nessuna delle autorità se ne è accorta



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VIcini di ancoraggio

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qui dove ci si rifornisce d'acqua; (forse) strano a dirsi ma nessun mal di pancia inatteso

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la zanzariera della TT, domani faro' le foto delle nostre che sono molto più professionali ah ha ha


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FRA - Baba cool senegalois, oh mon Dieu que dis-je

Bon, pour une fois c'est moi (R) qui sors de la solitude de l'homme du bord.
Sympa Dakar, le CVD et tout et tout, mais bon, l'ambiance est quand-même particulière.
Souvent attirés par l'équation "pas cher = très bon", il y a pas mal de bateaux avec tout genre d'équipages. 
Groupes d'amis descendence rasta, solitaires en mal d'humanité, solitaires en mal de contact physique qui demandent le service à domicile aux gracieuses sénégalaises pendant l'après-midi, couples qui ne descendent jamais à terre, bateaux qui n'ont pas bougé depuis des années, comme on entendait aux Canaries "il y a plein de monde qui n'a jamais bougé et peut donner des cours complets sur comment traverser l'Atlantique".
Un endroit où on arrive beaucoup plus qu'on en part, on a l'impression.
Mais sympa quand-même, chacun y trouve sa façon de... s'exprimer ?

Cela dit, il commence à y avoir beaucoup beaucoup de monde, et ce sera bientôt le temps de partir, en toute amitié.

-:.;)

23 nov 2010

Colonialismi incrociati

Giro di tutta la famigliola a Dakar. SIamo andati a mangiare in un ristorante... vietnamita.

La signora è arrivata qui nel 1958, aperto un ristorante, funziona bene, cinque figli, il primo è "diplomatico nell'ambasciata francese in Kampu... ehm, in Cambogia", lapsus ?

In altri tempi in Laos avevamo incontrato una signora (ben laosiana) sessa-settantenne che si chiamava "Vascotto": il marito era un italiano, arrivato con la legione straniera francese durante la guerra d'Indocina, poi forse ripartito, lei era troppo timida per parlarne.
Mescolanze.

Come gli Hmong, tribù originaria della zona di confine fra Vietnam e Cina, piccoletti e vestiti di blu, scacciati alternaztivamente dagli uni e dagli altri. Se si segue cio' che succede in Guyana Francese (Cayenna, pepe e Papillon, fra Brasile e Antille), gli Hmong sono detestati da tutti perché dopo l'offerta di un nuovo paradiso in Guyana, ci si sono installati decenni fa e hanno ormai il controllo di tre quarti dell'attività economica del Paese, con grandi proteste di tutta la popolazione autoctona.



Ciuffi biondi e capitali esotiche

Stamattina ho portato Tea con me a Dakar centro, mentre la sorella faceva scuola in barca.

Ricordi di quando andavo in giro per il mondo da solo, a camminare nella polvere dell'Africa di Lusaka, Lilongwe, Dodoma, Kampala, Dar es Salaam, per parlare delle grandi città africane.
Dieci quindici anni dopo, rieccomi in giro per la polvere africana con un batuffolino biondo di tre anni fra le braccia, che corre, manda baci, ride e scherza, si mette a discutere con chiunque spiegando "sono venuta in bato' con papà e "mamon", fasciamo un long vuaiaj".

Tempus fugit ?

22 nov 2010

ENG - Email by radio *without Pactor* with WINMOR

During the last few weeks, we have tested the new Winmor protocol for exchanging email from a sailing boat.
In short, the Winmor protocol allows to send/receive emails WITHOUT the need of a Pactor modem, by just using a PC with a soundcard. Transmission speeds vary, but are somewhat in the middle from Pactor II and Pactor III speeds.
There is another system which is pskmail (more info at http://www.pskmail.eu/), it also allows to exchange brief messages, albeit at a very slow speed (closer to Pactor I speed).

A thorough description of Winmor can be found on the http://www.winlink.org/ web site, together with the latest RMS Express and Winmor TNC versions, these two being the softwares needed to exchange emails via radio with a PC/sound card.
The software demo version is fully functional, there is just a pop-up window, if one wishes to register there is a small fee.
I won't go into a detailed description of the several technical possibilities, they can be found in the above site and also in the Yahoo Group "Winmor" (address available on http://www.winlink.org/ web site), but describe our own setup, which has allowed us to send our position to APRS, request GRIB files, send text updates to our blog, receive text bulletins by email.

The radio is a basic ICOM 706MKIIG, it is connected through the 13Pin ACC plug on the back of the radio to a Signalink USB external sound card (the web sites above will show that the signalink is not a strict requirement, but seems to make things a little bit easier), which is in turn connected to the PC. The PC is a Samsung NC10 Netbook, difficult to find simpler than that.
We have either dipole antennas for a few frequencies, or otherwise a long wire antenna from the stern gantry up to the mast, fed through a CG-3000 ATU.

While on passage from Gomera (Canaries) to Dakar, we could connect with servers in Canada and the US (5.5k and 6k km away), and:
1. Send our position: this is similar to the "position report" command available with Airmail, though with RMS one has to format the message one by one. It just takes half a minute. The positions you see from Gomera to Dakar have all been sent through Winmor.
2. Retrieve weather text bulletins, namely the Metarea II bulletin, through saildocs system,
3. Request a couple of GRIB files. Just as an example, an 11k GRIB took slightly less than 10 minutes to be downloaded, which is more than ok for us

As there are very few (if any) /MM stations using Winmor at the moment, if you do and have other suggestions for the boaty guy (rather than for the ham enthusiast), please leave a note?

Roberto, M0ITA
(second digit is a zero)

Anteprima mondiale! Posta elettronica in barca senza modem: WINMOR

Anteprima succulenta per i nostri fedeli lettori: penso che il Branca sia stato la prima barca (o comunque fra le prime barche al mondo) ad utilizzare il sistema Winmor per la posta elettronica a bordo.

Finora, per avere la posta elettronica a bordo in altura vi erano tradizionalmente i sistemi satellitari (iridium, inmarsat, ecc), oppure le radio HF alle quali pero' doveva essere abbinato un modem Pactor (dal costo non indifferente, ci si aggira attorno a 800-1000 euro).
Una prima alternativa *senza* modem sarebbe il sistema pskmail: l'abbiamo provato a lungo durante il nostro giro e... ehm funziona, se si puo' dir cosi', ma è di una lentezza... (simile al Pactor I, per chi se ne ricorda).

Da un po' di tempo invece è in via di sperimentazione un nuovo protocollo chiamato Winmor, che consente di inviare email via radio HF utilizzando solo la scheda audio del PC (quindi niente più modem), consentendo di raggiungere velocità di trasmissione all'incirca oscillanti fra quelle del Pactor II e del Pactor III. Yuppiii!

Se guardate le posizioni quotidiane inviate da La Gomera a Dakar, sono state tutte inviate tremite Winmor. Durante il passaggio, abbiamo anche inviato delle email a casa, richiesto qualche bollettino testo e un paio di grib, tutto fatto in dieci minuti. Le stazioni tyerrestri di collegamento erano a 5500 e 6000km di distanza, per dire di come possa essere efficace la trasmissione dati via radio.
Il nostro sistema è molto basico e alla portata di chiunque: un netbook che più semplice si muore, una radio ricetrasmittente HF, qualche cavo di collegamento. Ci ho aggiunto una interfaccia esterna perché il nostro PC in particolare creava un sacco di interferenze, ma in tanti altri casi funziona anche senza.

Ho chiesto fra i partecipanti al gruppo di sviluppo Winmor se ci fossero altri utilizzatori mobili marittimi ma per ora proprio nessuno, la gran maggioranza di altri utilizzatori/sperimentatori sono terrestri e negli US, sembra proprio che il Branca sia stato un precursore!



21 nov 2010

Tanicare, o la riorganizzazione dei gavoni

Visto il cambiamento nell'area di gioco, i gavoni sono stati messi sottosopra.
Per i prossimi due tre mesi niente porti, niente banchine, niente nulla sempre all'ancora, quindi:
I 20m di tubo dell'acqua sono scomparsi in fondo al gavone;
Il cavo del 220v idem;
Scomparse anche le cime di ormeggio, come i parabordi (solo che sono ancora fuori perché i gavoni pur enormi sono tutti pienissimi)

Invece:
E' venuto fuori tutto l'armamentario per gli ancoraggi più fantasiosi;
E' tornato fuori lo scandaglio a mano;
Sono tornate fuori tutte le taniche: i rifornimenti di acqua e gasolio possono solo essere fatti portandosi dietro le taniche quindi -almeno per l'acqua- quasi ogni giorno si fa andata e ritorno con una due taniche, giusto per i consumi giornalieri.

E il tanicar mi è dolce in questo mare.

18 nov 2010

FRA - Des îles Canaries au Sénégal

Traverser en partant de l'île de la Gomera aux Canaries (ce fut aussi la dernière escale pour Christophe Colomb avant de partir à la découverte du Nouveau Monde) pour aller jusqu'à Dakar en maintenant toujours une distance de sécurité (100 miles) avec la Mauritanie.
Distance à couvrir : environ 840 miles.
Durée de la traversée estimée à 6 ou 7 jours en fonction des vents bien entendu.
Départ le mercredi 10 novembre.


Nous sommes prêts à partir, toutes nos cales et nos réservoirs d'eau sont pleins (presque 400 litres). Le frigo est rempli de produits frais qui devraient nous permettre de  bien manger les premiers jours, ensuite nous comptons sur l'abondance des poissons dans la zone que nous allons traverser pour nous sustenter. Tous les bateaux que nous avons croisés réussissent à pêcher, alors pourquoi pas nous ?
L'absence de vent le premier jour nous amène à naviguer au moteur. La nuit est tranquille, une lune quasi pleine éclaire la mer comme un gros projecteur. Puis, plus nous nous éloignons de la côte, plus la situation devient inconfortable. Une houle de 2 m vient croiser des vagues formées par un vent qui commence à forcir, le tout donnant l'impression d'être enfermé dans le tambour d'une machine à laver. Côté mal de mer plus de souci, des patchs pour moi et du sirop pour les filles et plus personne ne se rend compte d'être en mer. Mais trop contente de ne pas ressentir les effets du mal de mer, je deviens hyper-active et mon euphorie me fait relever tous les défis : cuisiner, faire des activités manuelles avec les filles, et le CNED avec Bora. Je bouge et je m'active donc comme si de rien n'était. Mais, mais mais ….c'était trop beau : à une fréquence indéterminée, une série de grosses vagues vient se briser sans prévenir sur le bateau le faisant gîter brutalement et m'envoyant valser d'un bord à l'autre sans que j'ai eu le temps de me rendre compte de ce qui se passait. J'ai donc pendant ces journées houleuses percutée tous les coins du bateau comme une bille dans un flipper et je suis à présente couverte de bleus.
A bord, nous nous sommes répartis les responsabilités en fonction des compétences. C'est donc sans surprise que vous apprenez que Roberto est en charge de la navigation et moi du reste. Les nuit sont maintenant longues (19H -7H), Roberto assure les ¾ de la veille nocturne, je prends le relais au petit matin, vers 4h ou 5h quand il devient alors impossible pour lui de lutter contre le sommeil, j'ai instruction de le réveiller immédiatement dans certaines circonstances (vent qui forcit, bateaux trop proches dont je n'arrive pas à déterminer la route, ect… ). Nous sommes aidés par des instruments de navigation dans cette tache assez ingrate qu'est la veille de nuit, car c'est dans ces moments-là on se sent follement seul au monde et que la nuit peut être vraiment très noire. 
Durant la journée, nous récupérons un peu quand le sommeil se présente. Roberto a sorti les lignes et miracle, le deuxième jour un poisson, probablement un thon, se pend à notre ligne. On en mange une bonne partie et Roberto tente de faire sécher le reste, à voir….
Manger est aussi très sportif. Nous refusant de consommer des sandwichs à tous les repas, on s'installe à table mais les assiettes ont tendance à glisser d'un côté à l'autre de la table, il faut s'y accrocher. On y arrive, avec patience, chacun son tour tenant l'assiette d'une des filles coinçant la bouteille d'eau sous la table entre ses pieds, et les couverts sous le coude. Pour dormir, c'est simple pour Roberto, il dort très peu et dehors, les filles sont installées dans le carré coincées dans les toiles anti-roulis, elles ne se rendent compte de rien, et moi je suis ballottée dans la cabine et je sors régulièrement vérifier que Roberto n'est pas passé par-dessus bord (après l'en avoir menacé à maintes reprises lors de nos « échanges d'idées » animés, c'est devenu à présent ma hantise).
Nous allons connaitre durant ces 6 jours de mer, après une journée à moteur, 3 jours plutôt sportifs, assez venteux et secoués nous obligeant à naviguer sans grand voile et avec seulement 2/ 3 de génois et malgré cela nous avancions à la vitesse de presque 7 nœuds. Puis ensuite sur la fin, un vent idéal ni trop fort ni trop faible et une mer plus sereine nous ont portés tranquillement sur Dakar. Nous retirons le pavillon espagnol et le remplaçons par celui sénégalais et arrivons le mardi 16 novembre à midi au Club de voile de Dakar. Nous jetons l'ancre dans la baie car il n'y a pas de port de plaisance à proprement parler. Nous n'avons pas encore mis les pieds à terre, mais la chaleur tropicale avec cet air humide, l'absence de crépuscule  nous confirme que nous avons bel et bien passé le tropique du Cancer et que nous sommes arrivés au Sénégal.   


17 nov 2010

Arrivati a Dakar, ieri

Siamo arrivati ieri mattina, fatto proprio bene a rallentare per arrivare con la luce perché nella baia ci sono un po' di cosette non segnalate tipo relitti semiemersi, scogliacci, moli costruiti recentemente, eccetera.

Ne scriveremo con più dettaglio ma il passaggio è stato al di là di ogni più rosea aspettativa, non tanto dal pdv nautico quanto di tutto l'equipaggio: bambine contentissime, moglie contentissima, io anche ma devo organizzarmi un po' meglio con le ore di sonno.

Ora al Club de Voile de Dakar, oggi è festa nazionale quindi tutto chiuso, domani idem quindi bisognerà aspettare venerdi' per fare l'entrata, prendere un telefono, eccetera.
Ieri sera discussione accesa con mia figlia: alla radio c'era della musica, io le spiego da bravo genitore "sai questo è un musicista senegalese molto bravo, che si chiama youssou n'dour", lei mi risponde "papà non ne sai nulla tu, questa è la musica di Kirikou".
Erano un po' stupite di non vedere subito elefanti e giraffe; giovani d'oggi.

 

14 nov 2010

Gomera - Dakar, Momenti a bordo

Quinto giorno.
Le bambine sono giù a incollare pezzetti di stoffa e fili di lana su cartoncini tutti colorati, sono al quindicesimo aquilone.
Fra l'altro il filo di lana sarebbe mio preso per fare le esche, visto a quel che serve meglio gli aquiloni.
Daph passa spesso al carteggio (!!!), scrive posizioni, studia la carta, ogni tanto fa anche un po' di notte. Bussola da rilevamento in mano, "quello ci passa davanti". Roba mai vista.
Io taglio a fettine il tonnetto suicida di ier per metterlo a seccare al sole. Di sole ce n'è, ma la notte siamo sempre con tute polari e cerata, viva i tropici.
La barca va, un bel NE 6Bft, si rolla un po' ma la vita è bella. Secondo me si diverte anche lui, il timone a vento.

Abbiamo cominciato a rallenticchiare (che barca oh, si puo' addirittura rallentarla), se continua cosi' dovremmo arrivare fra due giorni, tipo martedi' in giornata, perfetto. Più veloce significherebbe un arrivo di notte, bof bof.

Poi, perché mai sta storia di correre sempre, facciamo durare momenti cosi' il più a lungo possibile.

13 nov 2010

Gomera - Dakar: quarto giorno

Aliseo bello sostenuto, sempre 5-6Bft, stanotte anche un po' di più; il Branca dritto come un fuso ogni tanto fa il sototmarino, il timone a vento sarà il prossimo santo.
Daphne e le bambine tutto ok, io pure.
Ah, ieri abbiamo preso un pesce! Un bel tonnetto lungo un paio di palmi, ora cosa facciamo di tutta la roba da mangiare pronta che avevamo preparato prima di partire ?

12 nov 2010

Tropici !

Ah, dimenticavo, da stamane siamo ufficialmente nei Tropici

Dal mare aperto

Messaggino inviato con la radio, con un nuovo protocollo senza modem.
Tutto procede benissimo, bel vento da 3/4 e il Branca vola (si fa per dire) con tutta la famiglia sopra

9 nov 2010

Ciao Europa

Salvo intoppi, domani lasciamo l'Europa: 850 miglia verso Dakar, fra un terzo e metà di una traversata oceanica, tanto per scaldarsi.
La barca è prontissima, spese fatte, ora risalgo in testa d'albero per riguardare un po' tutto.

Addirittura tirata fuori l'attrezzatura per lo spi ah ah ah.

A fra 7/8 giorni circa, nel frattempo eventualmente guardate i vari indirizzi dove potrebbe apparire la posizione (dico potrebbe perché davvero passa e non passa).

Ciao

5 nov 2010

Tiriamo fuori l'artiglieria

Gomera, posticino da sogno. 
Praticamente tutte barche in viaggio, e chi ci verrebbe qui senno'.
Solitari, equipaggi agguerritissimi, famiglie. Addirittura famiglie con bambini.
Un'aria di festa tranquilla, abbiamo fatto più amici qui in due giorni che non in sei mesi. Già, perché il 6 saranno sei mesi che siamo in giro.
Abbiamo detto ciao a Rosario Patané e Grazia, la prima barca italiana vista, con i quali abbiamo condiviso alcuni bei momenti (e che cucina...), loro vanno verso Capo Verde, poi in Brasile pero' verso il Nordeste settentrionale, magari ci rivedremo.

Abbiamo tirato fuori l'artiglieria:

(Il boma oscilla perché non avevo ancora ricazzato la drizza ben bene, hmf...)

2 nov 2010

FRA Changement de décor

Après bientôt 6 mois passés au niveau de la mer, nous avons hier décidé de gravir le plus haut sommet d’Espagne, à savoir le mont TEIDE, 3 770 m d’altitude. Cette montagne, en fait un volcan toujours en activité mais plongé dans un profond sommeil (comme la Belle aux Bois Dormants dirait Bora), se trouve au centre de l’île de Tenerife, où nous avons accosté avant hier après avoir laissé derrière nous l’île de Gran Canaria.


Ce fut une vraie expédition : d’abord, j’ai du ressortir du fond des placards nos pulls et coupe-vents, planqués là depuis 6 mois. En effet, à plus de 3 000 mètres d’altitude, le thermomètre descend vite et nos organismes ont perdu l’habitude de ressentir des températures inférieures à 25°C. Ensuite il nous fallait des chaussures de marche décentes, donc ni nos tongs ni les crocs de filles. Nous avons quitté le bateau à 8h30, le soleil n’était pas encore levé, pour prendre un premier autobus et ensuite l’autocar qui nous emmenait dans le parc national de Teide aux pieds du volcan du même nom. Une voiture de location aurait certainement été plus pratique à quatre, mais nous étions bien contents de déléguer la conduite dans ces routes de montagne raides aux lacets serrés à un chauffeur expérimenté.

Arrivés là, hors de question de gravir un tel dénivelé à pied, nous ne sommes ni équipés ni en condition physique pour faire une telle ascension. Mais un bon téléphérique a fait le travail pour nous et en moins de 10 minutes, nous a portés pratiquement au somment au milieu d’un paysage lunaire sans l’ombre d’une végétation rien que de la pierre volcanique. En observant les versants, on pouvait encore deviner les coulés de lave datant de la dernière éruption (quelque part au 15ième siècle). Nous avons été gâtés par une météo sans nuage et une visibilité exceptionnelle nous donnant une vue imprenable sur la mer et les autres îles : Gran Canaria au loin et La Gomera en face. Les filles étaient un peu déçues car ayant lu qu’en hiver le sommet était généralement enneigé, nous espérions pouvoir leur faire toucher la neige. Mais celle-ci sous ces latitudes n’est pas encore au rendez-vous. Nous avons mangé nos sandwichs en haut, pris une petite bière pour nous et une belle glace pour les filles dans une sorte de « refuge » à échelle touristique en attendant l’autocar qui nous ramerait au niveau de la mer. Ce fut une journée bien étrange mélangeant climat océanique et montagneux, altitude et bord de mer, et évocatrice de sensations tellement contradictoires qu’elle a semé le trouble dans mon esprit.

1 nov 2010

FRA - Pour lever le doute

Je voudrais à présent lever tous les doutes ou interrogations quant mes sentiments personnels durant ce périple. Ne voulant pas perdre mes lecteurs (et même les plus fidèles), j’ai opté depuis le début pour un certain type de récit qui tend à minimiser la beauté de ce voyage et à mettre l’accent sur nos mésaventures ou les anecdotes les moins heureuses, ne me montrant pas toujours sous mon jour le plus favorable.


Mais ce choix semble avoir jeté le trouble parmi mes amis qui se demandent ce que je suis partie faire si loin là-bas : une expédition d’une demi-journée pour trouver un supermarché, alors qu’il y a des monop’s à chaque coin de rue à Paris, souffrir du mal de mer, alors que je pourrais être si bien sur la terre ferme de l’Ile de France, me taper l’enseignement de Bora, alors que l’école de la République est gratuite. Enfin, tant de choses qui pourraient me faire douter d’avoir fait le bon choix donc.

La seule approche que j’ai trouvée pour rassurer ceux qui douteraient de la profondeur de mon enthousiasme et surtout de sa pérennité, c’est de les faire maintenant saliver en leur faisant entrevoir le côté paradisiaque de notre voyage. Certains aspects ne nécessitent même pas d’être développés, l’idée parlant d’elle-même, d’autres en revanche auraient besoin d’être élaborés et remis dans leur contexte car plus personnels.

-vivre sans notion d’heure au rythme du soleil et ne plus courir après les aiguilles de la montre (surtout que cette course est toujours perdue d’avance).

- vivre à l’air libre, ne jamais être enfermée : prendre son petit déjeuner en regardant le lever du soleil et dîner en le regardant se coucher.

- ne jamais se demander si demain il va pleuvoir car même si cela se produit parfois, ce sont toujours des pluies de courte durée et la température ne descend jamais en dessous des 25 °C.

- avoir une garde robe composée exclusivement de shorts, robes courtes sans manche, maillots de bain et tongs. Tout le reste étant complètement superflu.

- grâce à la chaleur et à cause du mal de mer être passée à la taille 36, sans même avoir ressenti la privation.

- avoir bonne mine en continu (sauf quand je vomis par-dessus bord, là je vire au vert, mais c’est de courte durée)

- ne jamais se préoccuper de ce que sera demain, car chaque jour apporte son lot de surprises, de découvertes et de nouvelles rencontres.

- faire ce qu’on a envie de faire, quand on a envie de le faire, être contrainte seulement par la mer et ses éléments. (OK, ici j’idéalise un peu car des coefficients de marée peuvent nous amener à nous lever à 4h du matin et une forte houle à être malade et le CNED exige que les évaluations soient envoyées à des moments précis...)

- être en famille tout le temps (bien que certains puissent y voir là plutôt un aspect négatif)

- voir ses enfants grandir. Je ne voulais pas passer à côté de l’enfance de mes filles sachant que je n’échapperai probablement pas à leur crise d’adolescence.



J’espère maintenant avoir convaincu mes amis les plus sceptiques et qu’ils ou elles me croiront sans plus douter quand j’écris que ce voyage comble tout le monde à bord des plus petits aux plus grands membres de l’équipage.