31 lug 2010

Rabat

Dopo Asilah ci sarebbe Larache, pero' ci hanno detto che è insabbiato e neanche i pescatori entrano più, poi Mehdia e Kenitra, dove ci hanno sconsigliato di andare, "pas bon, pas bon avec bateau".
Scalo dopo Rabat-Salé, da Asilah sono un centinaio di miglia, partiamo all'ora di pranzo.
Al tramonto gran nuvoloni neri, lampi, San Furuno ci aiuta a fare zig zag fra i groppi, metto due mani tanto per stare tranquillo, ma di vento alla fine non se ne vedrà tanto.
A parte i nuvoloni, sembra di stare sugli Champs Elysées, un traffico della miseria. Oltre alle barche da pesca, un sacco di reti derivanti, segnalate da luci lampeggianti di ogni colore, vai a capire da dove passare: Daph non sta bene, torno su e vedo una luce scintillante blu a dieci metri dalla barca e mi prende un colpo, vai ora tocca andar sotto a tagliare tutto, pero' la barca passa. A forza di zigzag fra le nuvole allunghiamo di un bel po', pero' va bene.
All'alba ci avviciniamo a Rabat, il marina è dentro a un fiume, il Bouregreg, dove da soli è praticamente impossibile passare, per fortuna il marina manda un gommone per fare da apripista, ci aspetta, poi lo seguiamo, cuore in gola quando lo scandaglio va da 5m a 2-2.1, pero' si passa. Pontile d'attesa, riarriva polizia e dogana, poi anche un cane antidroga: lo facciamo con tutte le barche.
Tutto sempre con estrema gentilezza e cortesia.
Ancora una volta non è che sia affollato (foto messa più che altro per evidenziare la perfezione tecnica, stilistica e funzionale del bimini ah ah ah):

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In porto c'è anche il Wifi in barca, un po' sconquassato ma ogni tanto il segnale passa.
Davvero due continenti anche in Marocco.


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Il giorno dopo ci ho anche fatto una custodia per quando è ripiegato (praticamente mai)

30 lug 2010

Asilah

AS Ante scriptum
Ho ritrovato una foto del turco (vedi messaggio precedente):

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Da Tangeri abbimao scapolato il Capo Spartel, puo' essere rognosetto con vento contro corrente e soprattutto aggiunge facilmente 2Bft al vento, siamo partiti con poco vento e i due Bft in più ci hanno fatto fare una bella impoppata.
"Nuage" è partito con noi, eccolo mentre passa il faro del capo:
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Girato l'angolo vento al traverso, temperatura +10° all'improvviso, mare piatto e barca che va da sola, peccato Asilah sia a solo una ventina di miglia.
Arriviamo due ore prima dell'alta marea (oh che casualità ah ah ah) e proviamo ad entrare, passiamo, ma nella rada si vedono un sacco di scogli, scandaglio adrenalinico, un pescatore ci fa segno che possiamo metterci accanto a lui, ok fatti due conti non toccheremo neanche a bassa marea.
La "carta elettronica" mostra che per arrivare qui siamo passati sopra alla spiaggia, sui muri della fortezza e finalmente nidificati sopra al molo.
Siamo l'unica barca, e ci credo a chi verrebbe in mente...
La cittadina è splendida, un vecchio forte portoghese (all'epoca ci hanno mandato 30 mila soldati in 500 navi per prenderla), viuzze strette, tutta bianco e azzurro, come se gli arabi avessero invaso Mikonos. Molti muri dipinti, nel senso con delle specie di quadri sopra, nessuna macchina, nessuna persona (la mattina, la sera è un altro discorso).
Bora si è portata dietro la sua macchina fotografica, buffo guardare che immagini vuole ricordare
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Ci sono anche i pirati
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Il Branca assieme a Nuage (che nonostante abbia la deriva mobile ha fatto apposta a arrivare tardi per farci provare ad entrare per primi)
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La banchina del porto
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Dietro di noi le barche dei pescatori di corallo, ce n'è una che si chiama Bora
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Parte del bollettino meteo in radiotelex di Hamburg, ha perso la messa in pagina ma le cifre sono forza Beaufort, il primo la forza del vento, il secondo le raffiche, il terzo altezza d'onda.
Noi una ventina di miglia a sud eravamo in assoluta bonaccia.

W OF GIBRALTAR (36.0N 6.6W) SST: 24 C

TU 27. 00Z: E 6 7-8 2 M //
TU 27. 06Z: E-SE 5-6 7-8 2.5 M //
TU 27. 12Z: E 6 7-8 2.5 M //
TU 27. 18Z: E 6-7 8 3 M //
WE 28. 00Z: E 7 9 3.5 M //
=23 28. 06Z: E 6 8-9 3 M //
WE 28. 12Z: E 6 7-8 2.5 M //

GIBRALTAR (36.0N 6.0W) SST: 24 C
TU 27. 00Z: E 6-7 8 2 M //
TU27. 06Z: E 6-7 8-9 2.5 M //
TU 27. 12Z: E 7 9 3 M //
TU 27. 18Z: E 7 9 3 M //
WE 28. 00Z: E 7 9-10 3 M //
WOWIM PYZ: E 6-7 9 3 M //
WE 28. 12Z: E 6-7 8-9 3 M //

24 lug 2010

Gibilterra senza Gibilterra

Traversata dello stretto da nord a sud, tanto per fare qualcosa di originale.

Partiamo da Barbate a HW-3h, quasi nulla vento, prime miglia tranquille, solo passare attorno a una gran tonnara.

Passiamo Capo Trafalgar, Nelson che invia il messaggio "Engage the enemy more closely".

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Cerchiamo di rispettare le regole e issiamo udite udite il cono da motorsailing!

Siamo giusto al limite occidentale della zona di separazione del traffico. Si comincia a vedere il traffico, la prima corsia che si incontra è quella uscente, qualche rilevamento, un paio di cambiamento di rotta e hop saltiamo giusto dietro un gigantone, prima che arrivi quello successivo.

QUalche miglia di tranquillità, poi la corsia entrante, idem sgattaioliamo fra due navi.


Formalità e cortesia:
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Appare il minareto di Tangeri.
Si alza un po' il ponente, continuiamo di sola randa a 7 nodi, vai camion!
Entriamo in porto, tiriamo giù tutto, andiamo avanti piano piano verso il "Royal yacht club de Tanger".

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La prima persona ci dice che evidentemente non c'è posto.
Poi arriva un altro e invece il posto c'è, una specie di quarta fila oltre la fine del pontile: caliamo l'ancora e poppa in banchina, oddio banchina..

Per fortuna c'è un cartello che detta legge:
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... beh, vorrebbe dettar legge, il Branca è in buona compagnia di sardinieri e tonnieri

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Qualche miglio e si è cambiato davvero continente.

I nostri vicini sono uno spettacolo: tutte barche ferme qui da chissà quanto.
Un caicco battente bandiera svedese, il capitano è turco, capelli bianchi lunghi un braccio e barba altrettanto, una specie di treccia-ciuffo che gli spunta verticale dal mezzo della testa. Zona bar del caicco almeno dieci bottiglie di superalcoolici testa all'ingiù, come nei veri bar. Due barboncini bianchi che fan subito strillare di gioia le bambine.
Barca dopo: un motoryacht enorme (facile 20-22m), praticamente nuovo fiammante, tutto il ponte intermedio è racchiuso da una rete metallica, che praticamente fa il giro della coperta.
Dentro, un sacco di piante tropicali, poi scopriamo il perché della rete: la seminave è stata trasformata in voliera, è pieno di pappagalli verdi, uccelli del paradiso, colombi e chissà che altro, al tramonto un baccano della miseria. Un ponte intero della barca -che ne ha tre- tutto per i volatili. A bordo due ragazze che penso facciano da hostess, ma soprattutto puliscano ogni tanto dentro, distributrici stipendiate di miglio. Barca inglese, quando si dice estravaganza.
Poi un bavaria in semiabbandono.

Tangeri è sempre Tangeri, o la si odia o la si ama.
C'ero venuto via terra quindici venti anni fa, in pellegrinaggio volevo incontrare Paul Bowles ma poi mi hanno detto che era già morto. Burroughs che scrive il Naked lunch nell'Hotel Fuentes (credo), Matisse e Delacroix al buio per dipingere, le feste dell'ereditiera Singer, Truman Capote, Genet, Kerouac e Ginsberg in visita, mia madre che dice col sorrisino "possibile che tu legga solo autori alcoolizzati, drogati, suicidati..." . L'hotel El Minzah dov'ero sceso all'inizio, poi subito cambiato con la fatiscenza dell'hotel Continental dove hanno girato The sheltering sky - un tè nel deserto, e la terrazza su tutta la baia.
La medina dove convivono veli e minigonne, arabi ebrei bianchi e neri, le scritte dei vecchi caffè in spagnolo, francese, inglese, ricordi di quando era zona internazionale, altro che Bogart e Casablanca.

Pomeriggio, torniamo e troviamo un'altra barca affiancata a noi, "Nuage" di Tolone, una coppia molto cordiale, a bordo una seconda coppia pero' siccome lei è di Mauritius non le hanno dato il visto e non puo' uscire dal recinto portuario, colmo della sfortuna è miope e non puo' neanche fare turismo col binocolo. Poi scopriamo che si sono trovati tutti assieme tramite un sito di ricerca di equipaggio, eh beh sembra funzionare proprio bene.
Tardo pomeriggio, le previsioni spagnole danno levante 6-7 per domani (meteo france rincara a 8) e il porto è abbastanza aperto, ci dicono che è meglio spostarci e inizia la danza.

Danza davvero: dieci impiegati del porto sul pontile che annuiscono silenziosi alle istruzioni del loro capo, tipo serio che sa il fatto suo, il turco del caicco accanto che mette la musica a palla e comincia a ballare cantando a squarciagola e roteando la testa assieme alla coda di capelli (ps il turco ha una sessantina d'anni), gli uccelli della voliera che buttan su un baccano peggio del turco, Pierre il nostro vicino francese che poveretto ha una barca che in retromarcia ha delle idee molto chiare e indipendenti sulla direzione da prendere, ri-ancora ma la barca comincia a far da trottola, un peschereccio suona il corno perché si è stufato di aspettare di poter uscire, il turco rilancia con millanta watt di impianto stereo: tutti ridono, anche il povero Pierre. Mai vista una roba simile, si dice Tangeri forse.

Alla fine gli diamo una cima e lo tonneggiamo dalla nostra barca, poi a fianco del caicco.
Poi è il nostro turno: il capo del porto dice andate fra la barca francese e il caicco. Eh, come no, c'è circa mezzo metro di spazio. "Pas de problème capitaine" c'entrate, c'entrate. Se lo dice lui...
E alla fine chiaramente aveva ragione, riusciamo a entrare, il turco accanto che incita battendo a ritmo le mani "go back captain, go back full steam"... ehm, si vado back, fammi andar piano pero' va.
Il capo del porto chiede: un coltello, un coltello!
Gli danno un coltello e trancia secco le cime d'ormeggio di una barca accanto fatte di cima agricola, la sposta e ci rimette un altro pezzo di cima agricola. Voilà, c'è davvero posto per tutti.

Tiriamo addirittura fuori la passerella, il muezzin invita alla preghiera, oltre al turco anche gli uccelli fanno silenzio, sorrisi e strette di mano fra tutti. Insh'Allah.




Lo stretto di Gibilterra, visto da Tangeri
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Un videino sul bimini, non posso non metterlo ne sono fierissimo ah ah ah

22 lug 2010

FRA - La vie à bord

Comment se déroule la vie à bord quand on ne navigue pas, ce qui est le cas actuellement ?


1ière partie.

Il faut savoir qu’on peut tout faire sur un bateau comme à terre, l’unique différence je dirais, est que le temps nécessaire pour réaliser chaque tache est largement multiplié par 3 ou 4. Cela tombe bien, du temps a priori j’en dispose à volonté.

Pour commencer, remplir le frigidaire est une vraie expédition. Il faut au préalable trouver un supermarché dans un endroit où nous venons à peine d’accoster et souvent sans plan pour s’orienter. Les ports de plaisance sont généralement excentrés, il faut donc déjà arriver à pied jusqu’au centre, puis ensuite bien réfléchir à ce dont nous avons besoin car chaque acquisition est portée à bout de bras. Il n’y a bien entendu ni lave-linge, ni lave-vaisselle à bord (Il y aurait bien, parait-il, certains modèles de voilier plus récents qui en seraient équipés, mais ces bateaux sont achetés par des gens peu fréquentables, en tout cas pas par nous ….). Si nous sommes amarrés dans un port moderne, la situation est plutôt simple : nous disposons de l’eau courante à volonté grâce à un tuyau relié au robinet du ponton. L’eau y est chauffée naturellement dans les canalisations qui restent au soleil toute la journée. Pour le linge, généralement, les ports mettent à disposition une laverie automatique moyennant finance. De toutes les façons, compte-tenu du climat actuel, nous passons notre vie en short, en T-shirt ou en maillot de bain, l’activité lessive consomme donc une partie très raisonnable de notre temps. Mais par la suite, les choses risquent de se complexifier légèrement, en fait au Maroc, à quelques exceptions près, nous allons être au mouillage ou dans des ports de pêche, donc adieu lave ligne et robinet d’eau au ponton. Mais j’en parlerai quand nous y serons. Sinon, une activité dont j’avais sous-estimée l’importance et cela tous les jours, est la cuisine. En effet dans ma vie antérieure, il me fallait me préoccuper d’1 repas par jour, le dîner, le reste étant pris en charge par des professionnels à la crèche, à l’école et chez Amundi. Et si le dîner ne respectait pas toujours les règles de diversité et d’équilibre alimentaire érigées par le corps pédiatrique, je savais que je pouvais compter sur les dits professionnels –crèche, école- pour rectifier le tir le jour d’après. Maintenant, il faut me penser à 3 repas par jour, et de préférence équilibrés, gérer le ravitaillement et surtout se renouveler chaque jour. Un vrai défi pour une novice comme moi, si peu préparée à assumer cette lourde responsabilité !

C’est ici l’occasion pour moi de « remercier » les rédacteurs du module « « les besoins de mon corps » du cours de CP du CNED qui m’ont mise dans une situation fort délicate. Dans ce chapitre, voilà-t-il pas qu’il est expliqué à l’enfant, en l’occurrence Bora, comment doit être constitué un repas équilibré, avec glucides, protéines, crudités ou fruits et produits laitiers. Bora, maintenant ne manque pas de me signaler dès que c’est le cas (donc presque à chaque repas), qu’il manque tel ou tel élément au menu. Comme si nous jetions l’ancre tous les jours à côté d’un primeur et d’un supermarché!

Mais ces érudits ne se sont pas arrêtés là. Après les besoins alimentaires, ils ont attaqué l’hygiène. L’importance de se laver tous les jours ; jusque là je suis en adéquation avec le texte. Pas trop de problème, une douche au jet d’eau sur le ponton tous les soirs et voilà l’affaire rondement menée. Sereine, j’aborde la fin de la leçon où il est expliqué que pour rester propre plus longtemps, il faut changer de vêtement après s’être lavé, donc tous les jours! Alors là, je suis dépassée, impossible à cette cadence-là de tenir la distance. Bora a commencé à changer de T-shirt à la moindre tâche, (c'est-à-dire a minima après chaque repas, voire entre si jamais elle faisait du coloriage ou de la peinture). Et comme Tea doit faire tout comme sa grande sœur, je voyais le panier à linge « sale » grossir à vue d’œil.

Cela aura donc été pour moi l’occasion d’expliquer à Bora la différence entre la théorie et la pratique. Et aussi de revoir mon organisation, maintenant que le climat le permet, les filles vivent en maillot de bain et un coup de jet après le repas pour retirer la sauce tomate sur le torse et/ou le yoghourt sur le ventre et idem après « l’activité peinture ».

A la suite de la relecture en comité éditorial, Roberto m’a demandé d’apporté la précision suivante : il existe un lave-linge à bord, manuel. Voilà c’est dit ou plutôt écrit.

21 lug 2010

FRA - La belle Cadiz

Que de surprises nous réserve le port de Cadiz. Tout d’abord son climat : alors que nous avons quitté Santa Maria avec l’impression de vivre dans une fournaise, ici malgré le soleil toujours aussi mordant, la brise marine rend l’air tout à fait respirable, Nous laissons sur l’autre rive le port de commerce (d’immenses porte-charges, containers et cargos en attente de chargement ou à peine déchargés, en provenance ou à destination du monde entier) et nous accostons dans un port de plaisance (plutôt de dimension réduite ramené à la taille de la ville), plein de vie avec, à côté de notre bateau, des voisins plaisanciers comme nous et une petite école de voile. Le port est malheureusement assez éloigné de la ville mais c’est une très agréable promenade le long du front de mer en longeant les anciennes fortifications de la ville qui nous emmène au centre historique. Cadiz est faite d’une multitude de petite ruelles, tellement étroites qu’elles laissent à peine passer la lumière. Nous nous promenons dans la ville sans nous lasser, et y retournons les jours suivants, sans but précis, juste pour le plaisir de marcher dans cette ville au passé historique si riche (porte d’entrée du « Nouveau Monde » par où transitait à l’époque de la colonisation espagnole tout le commerce avec les Amériques) et au climat si clément. Peut-être aussi qu’une partie du charme provient du fait que pour une fois nous avons le loisir d’errer sans l’obligation de chercher tel ou tel instrument ou ustensile nécessaire à équiper le bateau. Nous allons y flâner quatre jours sans voir le temps passer.


Nous traversons ensuite la baie en sens inverse pour retourner sur nos pas. Non pas que Tea ait oublié à nouveau son sac à dos dans la capitainerie, mais nous devons retourner à Rota pour réceptionner encore du matériel : une table pour remplacer celle actuelle, conçue il y a 5 ans par Roberto dans notre ancien appartement rue Véronèse, à même le tapis du salon, des pièces pour la radio, et un colis contenant livres d’enfant, cigares italiens de Roberto, thé et autres objets introuvables ici et que Jacques a eu l’amabilité de rassembler pour nous et de nous envoyer. Nous devons aussi acheter du tissu pour finaliser notre bimini, constitué pour le moment seulement d’une structure métallique. Les journées passent et les paquets tardent à arriver. C’est notre dernière escale technique et nous nous préparons à traverser le détroit de Gibraltar et à quitter l’Europe. Dernières courses dans supermarché européen pour remplir le bateau, n’oublions pas le vin car au Maroc cela risque d’être plus problématique. Nous sommes encore en pleine discussion quant à l’éventuel pratique du bakchich. Je suis pour nous y préparer et acheter quelques bouteilles d’alcool et de cartouches de cigarette, Roberto prône une position plus ferme ne souhaitant pas entrer dans ce genre de relations. Nous verrons bien …. Dans l’attente, nous passons des journées fort agréables ici. Nous avons même la chance d’assister à la procession annuelle de la Vierge de Carmen. Cette Vierge Marie, comme dans toute ville portuaire, occupe une place importante dans le cœur de ses habitants et cette procession est bien entendu l’occasion d’une grande fête dans toute la ville. En fin de journée, quand le soleil commence à décliner, la statue de la Vierge et toutes ses plus belles parures sorties spécialement pour l’occasion sont installées sur un socle en bois orné de fleurs et de cierges. C’est portée à dos d’homme, qu’elle passe la grande porte de l’église sous les acclamations de la foule. Une fanfare (qui joue une vraie musique de fanfare toute ressemblance avec des cantiques religieux serait fortuite) accompagne le cortège jusqu’au port où toute la ville l’attend pour la célébrer. C’est un mélange de célébration religieuse et païenne, les deux cohabitant apparemment le plus naturellement du monde. Cela me semble, à moi, enfant d’une république française laïque d’autant plus insolite, que je suis habituée à voir bannie de la vie publique toute manifestation religieuse. Tea a la fin de la cérémonie me demande « maman, elle est où la princesse ? ». L’atmosphère de fête va durer toute la nuit, mais là plus rien de religieux, juste la culture de la fête chez les espagnols qui se vérifie une fois de plus.

18 lug 2010

Calmi e tranquilli

A Rota, cittadina veramente tanto carina, tanta gente in barca, soprattutto spagnoli che ci stanno sopra, escono per pranzare e poi rientrano per la siesta, sussurri discreti la sera, va e vieni sui pontili, la vita tranquilla di un porto.
Qualche casino con la posta, un pacco andato perduto, uno ancora da ritrovare, invece un apparecchio per la radio comperato in Spagna arrivato il giorno dopo, domani o dopodomani dovrebbe arrivare un altro pacco dalla Germania con un nuovo tavolo per il pozzetto, poi comunque partiamo, scalpito. Prima tappa Barbate, da li´ in lista d attesa per passare Gibilterra e andare a Tangeri.
Intanto ho approfittato della sosta tecnica per fare il bimini: ci siamo fatti fare l'armatura inox, poi io ho preso il tessuto e in due giorni l'ho fatto, confesso che ne sono orgogliosissimo! Tutto su misura, tela bella tesa, protezioni in cuoio al paterazzo e sotto al boma, anche la custodia per quando è ripiegato!
 Il tendone da circo fatto qualche settimana fa ora lo adatto per poter essere messo davanti al bimini (attaccata cerniera lampo da 2m) e tenere tutta la barca all'ombra quando siamo fermi. L'altro giorno c'era un po' di vento e ci hanno chiesto di spostare la barca, mi son mosso col tendone su e la barca era una specie di trottola sopra a uno specchio insaponato ah ah ah. Presto foto del bimini.
Bambine e moglie, sembra che tutti abbiano abbastanza trovato i propri riferimenti con questo nuovo tipo di vita, dicono che stanno bene, una prima parte della scommessa sta andando bene. Da commuoversi.
Quasi.

10 lug 2010

FRA - La Baie de Cadiz

Après Séville (son pont, son écluse, et ses 3 piscines), nous passons quelques jours dans la baie de Cadiz. Nous commençons par Rota, petit ville tranquille, joli port et grandes plages de sable fin. Non loin de Rota est installée une base militaire américaine, ce qui lui donne une atmosphère étrange de mélange de genres. Les bars à tapas cohabitent avec des restaurants « Burger-pizza », tout à fait honorables, comme si on « y » était. Nous nous arrêtons dans l’un d’entre eux (forcément le menu pizza-burger reste une formule au succès garanti avec des enfants, et céder à la facilité c’est si reposant !). A l’intérieur de la pizzeria, en décoration, sont accrochés au mur et au plafond, différents casquettes et chapeaux de matelots américains au nom de leur navire. Attablés autour de nous, familles espagnoles et marins en permission, le tout sur fond de musique espagnole. Etrange et fascinant mélange qui donne à cette petite ville un caractère bien particulier.


Nous la laissons dernière nous pour mettre le cap sur Puerto Sherry, escale technique nécessaire pour avancer les derniers travaux sur le bateau en perspective de notre départ d’Europe dans quelques jours. D’après la lecture du guide, nous devrions tout y trouver en matière de services nautiques, mais surtout ne pas s’attendre à autre chose. C’est effectivement bien l’impression que nous avons de ce lieu quand nous y accostons, un port « fantôme » sans âme qui vive, entouré de constructions vides, voire inachevées pour certaines. A son extrémité, un centre commercial terminé mais sans un seul magasin dedans ! Comme si le port avait été subitement déserté, frappé d’une malédiction. C’est au cours de l’escale suivante que nous aurons le fin mot de l’histoire : le promoteur immobilier s’est enfui avec la caisse ! Ne pouvant même pas obtenir ce que nous voulons en matériel, nous passons la nuit et quittons Porto Sherry le lendemain matin à la hâte, l’endroit donnant presque la chaire de poule tellement il est imprégné d’une atmosphère de « fin du monde ».

Escale suivante, Puerto de Santa Maria. Après une très brève navigation, nous accostons au Real nautico Club et sommes accueilli par un « marinero », Jean-Claude, d’origine marseillaise. Bien que le port soit complet car en attente d’une régate pour la fin de semaine, Jean-Claude s’arrange pour nous obtenir une place et la permission d’y rester. Lui et sa femme nous réservent un accueil particulièrement chaleureux. Grâce à eux nous entrons en contact avec un artisan qui nous réalise la structure en inox du Bimini (parasol géant fixe qui évite de rôtir à petit feu pendant la navigation comme cela a été notre cas jusqu’à présent). Nous avons aussi accès à la piscine du club, qui est la bienvenue, car ici aussi il fait chaud. Mais c’est une autre forme de chaleur par rapport à celle de Séville. Celle-ci est apportée par le vent brulant qui souffle de l’Afrique. En faite, nous avons tout simplement l’impression de respirer devant la porte ouverte d’un four programmé sur 220°C. La date de la régate approchant, nous devons libérer la place et mettons cette fois-ci le cap sur la ville de Cadiz.

9 lug 2010

FRA - On quitte Séville

Après une semaine passé dans le port de Séville, nous avons du nous résoudre à abandonner cette ville magnifique et les 3 piscines (pataugeoire pour Tea, piscine 25m pour Bora et bassin olympique pour moi) du Club Nautico de Séville. La vie y était belle, mais la chaleur écrasante. Certains jours le thermomètre montait jusqu’à 44°C en plein soleil, la température à l’intérieur du bateau s’en éloignant à peine. Nos excursions touristiques sont restées limitées, tôt le matin ou en soirée, le reste du temps fut consacré à l’exploration de toutes les piscines et leurs recoins. Il existe certainement des façons plus désagréables de passer des journées caniculaires.


Vendredi soir, nous avons donc dégonflé les bouées des filles et rangé serviettes de plage et maillot de bain pour se préparer à lever les amarres. Comme à l’aller, nous sommes contraints par les horaires d’ouverture du pont que nous passons comme prévu à 22H. Concernant l’écluse, les choses se compliquent légèrement. Nous ne sommes pas les seuls à vouloir la passer ce soir et face à des cargos de plusieurs milliers de tonnes, nous ne faisons décidemment pas le poids. Priorité au trafic commercial, il nous faut attendre notre tour. Nous faisons donc tranquillement des ronds dans l’eau, en attendant d’être appelés. Les trois navires qui se présentent ce soir au passage laissent peu de place à leurs côtés dans l’écluse (et ce n’est d’ailleurs pas plus mal, sinon ils auraient joué au flipper avec nous). C’est avec le dernier des cargos, le plus « petit », à 1h30 du matin, que nous sommes appelés à passer. Nous trouvons finalement un petit espace vide à ses côtés, mais vraiment petit, nous ne pouvons même pas nous amarrer et Roberto maintient sportivement grâce au moteur le bateau au milieu de l’écluse pendant que l’eau descend. On se sent vraiment minuscule et comme des intrus aux côtés de notre compagnon de voyage. Quand les portes commencent à s’ouvrir et que ce dernier enclenche ses moteurs, nous nous trouvons littéralement propulsés sur le côté. Au final, plus de peur que de mal. Les portes de l’écluse refermées derrière nous, et après avoir demandé l’autorisation (plus pour la forme), nous jetons immédiatement l’ancre. La nuit de toutes les façons sera courte, il est déjà 2 heures et demi du matin, nous mettons le réveil à 6h30 car nous avons l’intention de profiter des quelques heures de fraicheur du petit matin avant d’entrer dans la fournaise d’une nouvelle journée andalouse. Mise à part le soleil carbonisant, nous avions prévu une navigation tranquille puisque fluviale. C’est tout le contraire qui s’est produit. En milieu de journée, le ciel a commencé à se couvrir, le vent forcir et des vagues se former. Ce qui est assez problématique sur un fleuve, car même en naviguant dans le sens du courant de la marée descendante, et poussés par le moteur, le bateau n'aime pas du tout le vent contraire. Après 2 heures dans ces conditions, nous envisageons de changer de cap car l’heure de la renverse approchant, nous allions bientôt avoir le courant contre nous (et il lui aurait fallu peu de temps pour nous ramener devant les portes de l’écluse). A croire que notre bonne étoile a tenu compte du programme de la coupe du monde de football, l’Espagne devant jouer en ¼ de final ce soir et Roberto souhaitant voir le match, nous recevons un petit coup de pouce. Finalement, le vent faiblit, nous passons au large du port de Chipiona, suivons le cap initialement prévu et c’est avec un certain soulagement que nous entrons dans le port de Rota, à l’heure pour le coup de sifflet !

7 lug 2010

Puerto Sherry

Puerto Sherry, meglio chiamarlo Puerto Fantasma

Il marina più grosso di tutta la regione, 7-800 posti, tutto pieno tutto riempito di barche.
Si scende a terra e sembra di essere in The Day After, il giorno dopo l'esplosione nucleare: non c'è paesino, il marina è uno dei progetti immobiliari spagnoli degli anni folli, costruito dal nulla nel nulla.
Case tirate su e non terminate, un enorme (enorme significa 200m di facciata) immobile di cemento che saluta "Puerto Sherry es tu energia" ma dentro ha solo nidi di rondini, una cabina telefonica, decine di spazi destinati ad accogliere negozi ma tutti vuoti, una parrucchiera, un supermercato con il latte a 3 euro il litro. Poi altri spazi tutti vuoti, un grand hotel quattro stelle chiuso, non per ferie chiuso chiuso.
Dal lato opposto del marina, quattro o cinque negozietti di nautica, che assicurano la manutenzione a tutte le barche del porto. In sostanza, uno arriva, lascia la barca a qualcuno che se ne occupi.
Marina fantasma, incredibilmente deprimente, fra l'enorme quantità/qualità di barche presenti, e la quasi totale mancanza di presenza umana.

4 lug 2010

Partiti da Sevilla

Partenza movimentata: il ponte apre alle 2200, quindi ci siamo messi li' davanti e ci hanno aperto.
L'apertura della chiusa era prevista alle 2300, quindi li chiamiamo per avvisarli e cominciamo ad aspettare. Alle 2245 la chiusa ci dice: "Ok entrate assieme a questo mercantile, vi mettete dietro dopo che lui è entrato".
Solo che il mercantile dietro ha un rimorchiatore che lo dirige, quindi la chiusa ci dice "non entrate e aspettate fuori per favore".
Passa il primo mercantile, poi alla radio sentiamo che dietro ne arriva un altro, poi un altro, poi un altro: noi continuiamo a girare in tondo nella zona di attesa, 2300, 2330, 0000, 0030, una nave dietro l'altra, alle 0130 ci dice è il vostro turno, entrate dietro al mercantile XX. Il mercantile entra, si ormeggia, solo l'acqua che esce dalla chiusa con la sua entrata ci mette di traverso, ormeggiarsi ai muri è praticamente impossibile c'è solo una scala (all'andata ci siamo attaccati li' ma eravamo soli), quindi restiamo liberi, in un quadratino d'acqua fra la poppa del mercantile e le porte che si chiudono dietro di noi.
Il chiusista è simpatico e ci fa scendere lentamente, quindi rimaniamo tutto sommato fermi, dalla poppa del mercantile i marinai ci guardano, per fortuna è notte senno' chissà che facce di commiserazione avremmo visto.
Si apre la porta a valle, il mercantile toglie gli ormeggi, e comincia a dare motore: dietro il Maelstrom, la barca comincia a fare la trottola, a forza di smotorate della miseria a destra e sinistra riusciamo a tenerla lontana dal cemento dei muri e dall'acciaio delle porte della chiusa, ma urca ci siamo andati vicini.
Il mercantile esce, l'adrenalina scende e usciamo anche noi dalla chiusa, sono le 0200.
Immediatamente a destra c'è una zona di attesa (la stessa dove abbiamo ancorato all'andata), ancoriamo li' e ci addormentiamo -per modo di dire.
Sveglia alle 0600 perché c'è la marea buona per scendere, parto io e Daph e le bambine continuano a dormire.
Si scende tranquilli, un po' di venticello che non guasta ma l'arrosto umano c'è comunque.
Primo pomeriggio s'inverte la corrente e con la corrente discendente tocchiamo 9 nodi, 6 di barca e tre di corrente. Ci avviciniamo all'ultimo tratto orientato a SE e il vento da SE arriva a un buon 6Bft, con belle raffiche.  Oh-oh, viva le previsioni.
Tre nodi di corrente contro 25-30 di vento con qualche miglio di fetch e 4-5 metri di profondità non dà nulla di buono: mare cortissimo, ripido e frangente, la barca salta e salta e scende ogni tanto a 2 nodi di velocità, per fortuna ci sono quelli della corrente che ci aiutano a scendere, se fosse corrente contraria sarebbe da dover tornare a Siviglia.
Si "bolina" con le onde, ma la parte profonda del fiume è stretta quindi non è che si possa andare tanto a spasso. Sale su una nave in senso opposto, tanto per movimentare ancora le cose, ci spostiamo per farla passare.
Ancora lavatrice per una buona ora, mezza barca fuori dall'acqua e giù a fare il sottomarino, poi il fiume cambia di orientamento quindi l'effetto si riduce.
Usciamo dal canale di accesso al fiume, passiamo davanti a Chipiona, continuiamo verso Rota, a un 15 miglia di distanza, arriviamo a fine pomeriggio.
Ora vado a dormire un po'.