21 nov 2012

I Veneti di Bretagna

Fra le molteplici popolazioni che nel corso della storia sono state chiamate "Veneti" (sembra che fra il terzo e secondo millennio avanti Cristo i Veneti fossero tutti nell'attuale Polonia), oltre ai Veneti di Venezia, ai Veneti dell'Europa Centrale, eccetera vi sono i Veneti di Bretagna, in particolare del Morbihan. 
La città di Vannes, capoluogo del Morbihan, in bretone è Gwened, per i latini era Civitas Venetorum. 


Una bella descrizione dei Veneti e delle loro navi.
I Veneti sono il popolo che, lungo tutta la costa marittima, gode di maggior prestigio in assoluto, sia perché possiedono molte navi, con le quali, di solito, fanno rotta verso la Britannia, sia in quanto nella scienza e pratica della navigazione superano tutti gli altri, sia ancora perché, in quel mare molto tempestoso e aperto, pochi sono i porti della costa e tutti sottoposti al loro controllo, per cui quasi tutti i naviganti abituali di quelle acque versano loro tributi.
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Le navi dei Veneti, poi, erano costruite e attrezzate come segue: le carene erano alquanto più piatte delle nostre, per poter resistere con maggior facilità alle secche e alla bassa marea; le prore erano estremamente alte e così pure le poppe, adatte a sopportare la violenza dei flutti e delle tempeste; le navi erano completamente di rovere, capaci di resistere a qualsiasi urto e offesa; le travi di sostegno, dello spessore di un piede, erano fissate con chiodi di ferro della misura di un pollice; le ancore erano legate non con funi, ma con catene di ferro; al posto delle vele usavano pelli e cuoio sottile e morbido – forse perché non avevano lino o non lo sapevano adoperare oppure, ed è più probabile, perché ritenevano che le vele non potessero agevolmente reggere alle tempeste così violente dell’Oceano, al vento tanto impetuoso e al peso dello scafo. 
La nostra flotta negli scontri poteva risultare superiore solo per rapidità e impeto dei rematori, ma per il resto le navi nemiche erano ben più adatte alla natura del luogo e alla violenza delle tempeste. In effetti, le nostre non potevano danneggiare con i rostri le navi dei Veneti, tanto erano robuste, né i dardi andavano facilmente a segno, perché erano troppo alte; per l’identica ragione risultava arduo trattenerle con gli arpioni. Inoltre, quando il vento cominciava a infuriare e le navi si abbandonavano alle raffiche, le loro riuscivano con maggior facilità a sopportare le tempeste e a navigare nelle secche, senza temere massi o scogli lasciati scoperti dalla bassa marea, tutti pericoli che le nostre navi dovevano paventare.

Bello eh? 
Dal Libro III del De Bello Gallico di Cesare.